DIETA DEL CAVERNICOLO
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico
Paleo (caveman) diet
Paleo (caveman) diet
LA dieta paleo o del cavernicolo
LA dieta paleo o del cavernicolo
Autore: Giorgia Palombi
Data di immissione della pagina: 17/06/2020
Descrizione dieta:
- La dieta Paleo è una dieta nutrizionale moderna che imita gli alimenti consumati dagli alimenti durante l'era paleolitica, circa 10.000 anni fa.
- Significa mangiare tutto ciò che possiamo trovare e cacciare, come pesci, carni, noci, semi e verdure.
- Inventata Weston A. Price, un dentista che nel 1960 compie un bellissimo giro intorno al mondo, fotografando e raccontando le diete delle popolazioni in cui si imbatté. Scrive poi un libro che ebbe un successo strepitoso.
- Dapprima le popolazioni erano raccoglitrici, nel neolitico ci si stanzia e nasce l’agricoltura.
- Secondo uno studio [1] si mostra come le vitamine assunte fossero molto alte, la quota di grassi bassa con un rapporto di omega-3 / omega-6 molto stabile. Valori che sono di gran lunga cambiati nell'era moderna.
- Price non fece nessun lavoro scientifico, si limitò a fotografare ciò che vedeva. Gli studi che vennero effettuati successivamente furono capitanati da Cordain. Egli è convinto che abbia senso mangiare secondo la Paleo. Nel 2002, è andato dalle popolazioni di Price che tutt’oggi vivono in modo primitivo e seguendo un protocollo epidemiologico ha fotografato lo stile di vita simil-paleo (simil perché negli anni sono cambiati gli animali che sono comunque diversi dai nostri allevamenti). Analizzò circa 1.300 persone (prese da più tribù differenti per Paraguai) e constatò che non esisteva nemmeno un caso di miopia [2] e di acne (nei paesi industrializzati 79-95% adolescenti, +25anni 44% e persiste nel 12% donne adulte e 3% di uomini adulti). [3]
- Non è ne una dieta Low-carb [4], ne una dieta iperproteica. Il rapporto dei macronutrienti durante il paleolitico era: 19-35% PRO, 28-47% FAT, 22-40% CHO. Mentre per il plant : animal ratio il 32% dell'energia veniva dalle piante e il 68% dagli animali.
Cibi consigliati:
- Verdure
- Frutta da albero
- Frutta secca
- Semi
- Pesce
- Carne
- Uova
- Oli
Cibi sconsigliati:
- Legumi. Non sono propriamente sconsigliati ma semplicemente non li coltivavano. Non è stata fatta una rivisitazione della Paleo inserendo anche i legumi perché per avere lo stesso apporto proteico delle carne bisogna mangiarne di più ma lo svantaggio dei legumi è che hanno un rapporto 2:1 di CHO e PRO.
- Tutti i prodotti raffinati e alimenti trasformati
- Alcool
Procedura di svolgimento:
- /
Commenti/raccomandazioni:
- La dieta paleolitica non è principalmente un programma di perdita di peso. Fa parte di un modello teorico per la promozione della salute. Non è stato dimostrato che prolunghi la vita, e lo stesso è vero per le diete povere di grassi e ad alto contenuto di fibre. I soggetti in sovrappeso che desiderano mangiare una dieta paleolitica possono farlo senza rischi evidenti. Tuttavia, l'integrazione di calcio potrebbe essere considerata.
- Non si raccomanda questa dieta per i soggetti che voglio fare massa
- È consigliata invece per la cut season
- Associare alla dieta esercizio fisico sia aerobico che anaerobico
Bibliografia:
Weston A. Price, DDS, "Nutrition and Physical Degeneration", 8th edition, 23rd printing[1] Simopoulos AP, Dinicolantonio JJ. Open Heart 2016;3:e000385. doi:10.1136/openhrt-2015-000385. "The importance of a balanced w-6 to w-3 ratio in the prevention and management of obesity[2] Cordain L, Eaton SB, Brand Miller J, Lindeberg S, Jensen C. " An evolutionary analysis of the aetiology and pathogenesis of juvenile-onset myopia". Acta Ophtalmol Scand. 2002 apr;80(2):125-35[3] Cordain L, Lindeberg S, Hurtado M, Hill K, Eaton SB, Brand-Miller J. "Acne vulgaris: a disease of western civilization". Arch Dermatol. Dec; 138(12):1584-90.[4] Staffan Lindeberg, Dep of Clinical Sciences, Lund University, Sweden. "Palaeolithic diet (stone age diet)", Scandinavian Journal of Nutrition 2005; 49(2): 75-77.