Per definizione la psicologia è «La scienza che studia la psiche, che analizza i fenomeni e i processi psichici». È definita anche come «la capacità di comprendere e spiegare i sentimenti, gli stati d’animo, le reazioni e i comportamenti degli altri». Oppure «Il complesso dei fatti affettivi e intellettivi, delle disposizioni psichiche di un singolo individuo o di una collettività, osservati in sé stessi o nelle particolari manifestazioni e reazioni di fronte a determinati avvenimenti e fenomeni».[1]
In particolare la psicologia dello sport è una disciplina che si è sviluppata in ambito accademico e nel mondo dello sport a partire dalla seconda metà degli anni 60.
La sua diffusione ha avuto inizio in maniera significativa quando è stata riconosciuta dal mondo sportivo come ambito conoscitivo in grado di fornire un valido contributo al miglioramento della prestazione sportiva degli atleti delle squadre nazionali.
La psicologia dello sport è spesso citata perché fa la differenza tra un bravo atleta e un campione, dando quella marcia in più, per stare davanti al tuo avversario.
Tutte le buone perfomance sportive sono la risultante di una buona preparazione sia fisica che mentale. Essere il migliore richiede l'utilizzo delle proprie abilità nella maniera più efficiente possibile.
Spesso gli atleti che sono allenati e talentuosi non realizzano la loro migliore perfomance perché non hanno sviluppato le necessarie abilità mentali. Forse la loro concentrazione è inferiore nei momenti cruciali, mancano di motivazione o trovano difficile dare il massimo sotto pressione.
La psicologia dello sport si occupa di aiutare gli atleti a sfruttare il loro potenziale e realizzare le perfomance che sognano. Stabilire degli obiettivi è un importante punto di partenza. Tutti i buoni atleti stabiliscono degli obiettivi e sviluppano punti e piani per realizzarli. Per stabilire degli obiettivi in modo efficace bisogna che questi siano positivi specifici, perseguibili e flessibili. Gli obiettivi si devono anche focalizzare su ciò che è importante, e includere obiettivi a breve e lungo termine.
Bisogna concentrarsi.
La psicologia dello sport opera, in due ambiti, quello dello sport di prestazione assoluta e quello dello sport per tutti; all'interno di questi si sono sviluppati i temi di ricerca che caratterizzano questa disciplina classificabili in otto aree d’indagine:
«I processi cognitivi coinvolti nel controllo motorio e nella prestazione sportiva, allo scopo di comprendere le modalità di apprendimento delle abilità motorie e/o sportive o come descrivere le prestazioni eccellenti. Sono esemplificative a tale riguardo le indagini relative agli studi sui processi cognitivi implicati nell'organizzazione del movimento, sui processi di elaborazione dell’informazione, sull'apprendimento e sul controllo dei movimenti e sulle differenze fra esperti e principianti;
e abilità psicologiche implicate nei diversi tipi di discipline: come identificarle e come allenarle negli atleti. Fra le più importanti vi sono l’immaginazione mentale, il goal setting, l'autoefficacia, l’attenzione, i processi di autoregolazione e le abilità interpersonali;
i processi motivazionali che favoriscono il coinvolgimento sportivo e il mantenimento nel tempo dell’interesse verso la disciplina scelta. La motivazione alla riuscita e i processi psicologici coinvolti nella costruzione delle aspettative riguardanti le prestazioni successive. Oggetto di analisi è stata anche l’interazione fra l’ambiente sociale nel quale vive l’atleta e la sua motivazione intrinseca;
il ruolo dell’allenatore e dell’organizzazione dell’allenamento nel favorire l’apprendimento e la correzione dell’errore;
i programmi sportivi per l’infanzia e la loro applicazione nel guidare i bambini a effettuare esperienze per loro gratificanti e psicologicamente positive;
il benessere e la salute: l’attenzione di chi ha studiato questo tema si è orientata su come favorire l’adesione dei soggetti sedentari a programmi di attività fisica e come mantenere nel tempo questo impegno. Inoltre è stato studiato il ruolo dell’attività fisica nella rieducazione di soggetti cardiopatici o colpiti da altre malattie;
le abilità interpersonali e le dinamiche di gruppo, gli stili di leadership e i modelli decisionali e, più in generale, i processi di comunicazione fra i membri di un gruppo;
i processi di autoregolazione, i livelli di attivazione e i sistemi per affrontare lo stress agonistico. L’ansia sia come dimensione psicologica individuale relativamente stabile, che come condizione sollecitata da specifiche condizioni dell’attività sportiva e come si può identificare in ogni atleta la condizione pregara ottimale.» [2]
Bibliografia: