sci freeride

Modello Prestativo

Sport estremo

SCI FREERIDE


Autore: Fabio Lavarda

Data di immissione del modello: 07/05/2021

Tipologia di sport:

    • Individuale

    • Situazionale: la situazione che uno sciatore si trova ad affrontare durante una discesa è sempre differente rispetto a quelle vissute precedentemente. La tecnica da esso adottata dovrà risolvere compiti motori complessi in relazione alle mutevoli condizioni dell'ambiente circostante.

    • Estremo: lo sci freeride è considerata una disciplina sportiva estrema in cui, vista la tipologia di ambiente, il rischio di lesioni gravi o addirittura di morte è elevato. Le conoscenze personali relative ai fattori di rischio e le competenze tecniche degli atleti permettono ad essi di gestire l'esposizione al pericolo costante. L'attività è infatti caratterizzata da salti di roccia che possono raggiungere diversi metri di altezza, pendii ad elevatissimo grado di pendenza e rischio costante di valanghe.

Definizione di sport estremo secondo la Dott.ssa Rhonda Cohen, 2012: “Un'attività competitiva (di confronto o auto-valutativa) entro la quale il partecipante è sottoposto a sfide fisiche e mentali inusuali come l'adattamento alla velocità, all'altezza, alla profondità o alle forze naturali e dove una rapida e precisa elaborazione percettiva-cognitiva può essere richiesta per un esito positivo del risultato dell'attività.”
    • Con mezzo: lo sciatore scivola sul pendio innevato per mezzo degli sci sfruttando la forza di gravità.

Ambiente:

    • Outdoor

    • Stagione: invernale, in funzione anche delle condizioni di innevamento essa si protrae principalmente da novembre ad aprile.

    • Superficie di gara: neve naturale.

    • Naturale: a differenza del più tradizionale sci alpino svolto su piste artificiali, il freeride viene praticato su pendii completamente naturali in cui le loro caratteristiche rimangono tali e non vengono modificate dall'essere umano (solo per motivi di sicurezza, legati per esempio al pericolo valanghe, la direzione di gara può decidere di bonificare la zona).

Materiali:

    • Strumentazione specifica tecnica:

      • Sci: ne esistono varie tipologie in funzione delle loro caratteristiche, essi verranno scelti in base alla conformazione del pendio e del manto nevoso presente (differiscono da quelli tradizionali utilizzati in pista) . I punti dello sci a contatto con la neve sono vicini al centro, ovvero all'attacco, mentre la punta e la coda tendono a stare sospese, evidenziando il cosiddetto profilo “rocker” (vedi immagine 1). Quest'ultimo aspetto garantisce un galleggiamento migliore sulla neve polverosa ed allo stesso tempo assorbe gli urti dovuti ad un terreno irregolare. La loro larghezza, misurata al centro, ha dimensioni che varia dai 110 ai 120 mm, mentre l'altezza sarà scelta in funzione della statura del soggetto.

      • Attacchi

      • Scarponi

      • Bastoni: dotati di rondella terminale ampia per evitare un loro eccessivo sprofondamento nella neve polverosa

      • Guanti

      • Pantaloni e giacca da sci: con gli eventuali indumenti sottostanti per proteggersi dal freddo.

      • Maschera da sci: la scelta della tipologia di lente sarà fatta in funzione delle condizioni di luminosità

    • Strumentazione di protezione obbligatoria: tutti gli atleti in aggiunta devono obbligatoriamente indossare:

      • Casco

      • Protezione per la schiena certificata CE (gli zaini con protezione integrata non sono validi)

      • Zaino airbag dotato al suo interno di sonda (lunghezza di 240 cm o superiore altamente raccomandata) e pala (vedi immagini 2-3).

      • Apparecchio di ricerca in valanga (ARTVA) indossato, acceso e con una batteria sufficientemente carica

      • Riflettore RECCO

Le due seguenti attrezzature sono obbligatorie ma non in tutti gli eventi (una loro eventuale richiesta sarà comunicata alla riunione iniziale di ogni evento):

      • Imbracatura con 2 cordini e 2 moschettoni

      • Equipaggiamento da sci alpinismo per la risalita

immagine 1: camber è il profilo della tipologia di sci utilizzato tipicamente in pista, rocker quello per la sciata in fuori pista.

immagine 2: artva, pala e sonda

immagine 3: zaino con airbag in funzione

Obiettivo:

    • Punteggio: Il vincitore della competizione sarà colui che otterrà il miglior punteggio (ovvero la migliore “overall impression”). Esso sarà ricavato calcolando la media in centesimi delle valutazioni assegnate dai giudici di gara sulla singola discesa, ognuna delle quali dovrà avere un valore compreso tra 0 e 100. La giuria è composta da 6 soggetti: due certificati per lo sci e due per lo snowboard, guidati da un capo giudice per ogni tipologia di Sport. I tre punteggi inerenti alla disciplina vengono sommati e divisi per 3, il risultato sarà esposto immediatamente dopo l'arrivo di ogni atleta.
      La prestazione è valutata secondo
      5 determinati criteri:

      • Line: percorso/tracciato scelto dall'individuo durante la discesa del pendio.

        • La linea è difficile, tecnica o facile?

        • Lo sciatore ha sfruttato al meglio il terreno con la sua scelta?

        • Ha saltato elementi evidenti?

        • La linea è originale?

  • Air & Style

    • Numero di salti

    • Dimensione dei salti

    • Come il soggetto si avvicina al salto

    • Controllo / evoluzioni / stile in aria

    • Atterraggi

    • Salti collegati in sequenza uno dopo l'altro

  • Fluidity: fluidità dell'azione

    • Velocità relativa (tenendo in considerazione pendenza, condizioni di neve e esposizione dei passaggi)

    • L'atleta si è fermato durante la discesa?

    • Esitazioni, perdita di ritmo

    • Sezione super-veloce in una parte di pendio ad elevata difficoltà tecnica

  • Controllo

    • Lo sciatore ha perso il controllo della propria azione durante la discesa?

  • Tecnica

    • Qualità delle curve

    • Sciata in "switch"

    • Scivolamento laterale

NOTE:

  • Per ogni competizione si ha disposizione una sola discesa, solamente in casi particolari come le finali annuali si possono mettere a disposizioni due manche (delle quali conterà per la classifica quella con miglior punteggio).

  • La ricognizione del pendio può essere svolta solamente osservandolo dal basso con l'uso di cannocchiali, non sarà possibile effettuare una discesa prima dell'evento o usare strumenti di ripresa aerea come droni o elicotteri. Solamente nelle competizioni svolte nella Regione 2 (vedi paragrafo sottostante “inizio pratica agonistica”) è consentita un'ispezione fisica del pendio.

  • Controllo, Tecnica e Fluidità sono premiati o penalizzati allo stesso modo per uomini e donne, sci e snowboard. Per quanto riguarda i bonus e le penalità per Line e Air&Style, i giudici dovrebbero applicare una scala diversa a seconda dei luoghi, della disciplina e del sesso.

  • Un atleta che perde uno sci durante la sua prestazione otterrà un “No Score” nella classifica finale.

Difficoltà (da 0 a 5):

    • Condizionale: 4

    • Coordinativa: 5

    • Intellettiva: 4

Inizio pratica agonistica (età):

  • Il circuito principale di competizioni denominato Freeride World Tour si divide in due sezioni a seconda della regione geografica di appartenenza. Esse hanno regole differenti per quanto riguarda le categorie dei propri atleti.

  • Regione 1 - Asia, Europa, Oceania (gestita dal Freeride World Tour): il circuito dedicato ai giovani atleti prende il nome di Freeride Junior Tour e per quanto riguarda lo Sci Maschile vi sono tre categorie:

    • Under 14: dai 10 ai 14 anni

    • Under 16: dai 14 ai 16 anni

    • Under 18: dai 16 ai 18 anni

  • Regione 2 - Canada, Sud America, Stati Uniti (gestita dall'IFSA, International Freeskiers and Snowboarders Association:): le competizioni rivolte ai giovani atleti fanno parte dell'IFSA Junior Series e sono suddivise nelle seguenti categorie:

    • Under 12: a seconda della difficoltà della competizione l'età minima può variare dagli 8 ai 10 anni. Inoltre, al fine di preservare l'aspetto educativo e quello della sicurezza non sarà calcolata alcuna classifica generale (Overall Junior Freeride Ranking)

    • Categoria dai 12 ai 14 anni di età

    • Categoria dai 15 ai 18 anni di età

Inizio pratica professionistica:

  • L'ingresso nel mondo del professionismo per lo Sci Freeride non è legato strettamente a fattori anagrafici, bensì è più correlato al raggiungimento di risultati rilevanti in termini di ranking mondiale, i quali permettono di ottenere importanti contratti di sponsorizzazione (principale fonte di guadagno per questa tipologia di atleti).

immagine 4: sponsor dell'atleta Markus Eder visibili sulla grafica dello sci

Sport non Olimpico:

    • A differenza dello Sci Freestyle, la disciplina del Freeride non rientra all'interno del programma olimpico.

Demografia: quanti lo praticano e diffusione geografica:

  • Vista la rapida e sempre più crescente diffusione di tale disciplina e l'assenza di vere e proprie federazioni di riferimento non è possibile stabilire un numero esatto di atleti ad essa inerenti. Si può tuttavia esprimere un numero indicativo di individui che prendono parte ogni anno ai vari circuiti (gli esempi forniti includono sia la disciplina dello sci, sia quello dello snowboard) (vedi immagine 5):

    • Freeride World Tour: 50 atleti

    • Freeride World Qualifier: 2700 atleti

    • Freeride Junior Tour: 1800 atleti

I continenti nei quali questo Sport è più diffuso sono i seguenti:

  • Europa: Svizzera, Austria, Francia, Italia, Svezia, Finlandia e Norvegia

  • America: USA, Canada, Sud America

  • Asia: Giappone

  • Oceania

immagine 5: numero di partecipanti ai vari circuiti del Freeride World Tour

Frequenza gare:

  • Riferendosi al circuito di massimo livello, ovvero il Freeride World Tour (FWT), generalmente vi sono 5 competizioni distribuite dal mese di gennaio a quello di marzo.

Esempio calendario 2021: HAKUBA/Giappone 23-30 gennaio, KICKING HORSE GOLDEN BC/Canada 8-13 febbraio, ORDINO ARCALÍS/Andorra 20-26 febbraio, FIEBERBRUNN/Austria 6-12 marzo e XTREME VERBIER/Svizzera 20-28 marzo.

  • Per quanto riguarda le gare del circuito inferiore, ovvero il Freeride World Qualifier (FWQ), esse sono presenti in numero assai maggiore e sono distribuite in tutto il mondo per fornire la possibilità a chiunque di accedere al Freeride World Tour. In questo ambito troviamo un totale di 60 eventi. Infine, il Freeride Junior Tour (FJT) ed il Freeride Junior World Championships (FJWC) rappresentano un insieme di circa 70 competizioni. (Negli ultimi due casi, FWQ e FJT, a seconda della propria collocazione geografica, un atleta parteciperà ad un numero variabile di competizioni.

Record mondiale (se esistente):

    • Vista la natura dello sport, risulta particolarmente difficile rendere confrontabili le prestazioni ottenute in ambienti diversi e quindi definire dei record assoluti. Nella sezione finale dedicata ai video si possono vedere alcune delle migliori evoluzioni aeree (“trick”) di sempre realizzate nel Freeride World Tour.

Somatotipo:

    • Mesomorfo

Morfotipo (in riferimento al sesso maschile):

    • Altezza media: 180.9 ±7.9 (cm)

    • Peso medio: 76.6 ±10.0 (kg)

    • Massa grassa: 15.4 ±3.5 (%)

    • Massa muscolare: 61.4 ±7.0 (%)

Distanza della prestazione:

    • A differenza di altre discipline invernali come lo sci alpino, nelle competizioni inserite all'interno del Freeride World Tour non esistono dei valori di riferimento inseriti nel regolamento per quanto riguarda i dislivelli e le distanze minime o massime. Esse saranno variabili a seconda dell'evento e della personale linea che ogni sciatore sceglie di intraprendere durante la gara, essendo appunto libero di decidere il percorso che meglio gli si addice.

Di seguito viene riportato un esempio di una delle competizioni più caratteristiche, l'XTreme Verbier (Svizzera) (immagine 6), dove generalmente ogni anno vengono disputate le finali annuali del circuito:

  • Altitudine di partenza: 3225 metri

  • Altitudine di arrivo: 2615 metri

  • Dislivello negativo: 610 metri

  • Pendenza massima: 55° circa

immagine 6: sulla destra è raffigurata la Bec De Rosses, montagna sulla quale si svolge l'Xtreme Verbier, tappa del Freeride World Tour

Durata della prestazione e velocità di discesa:

    • Una gara di sci freeride consiste generalmente in una sola discesa dal pendio dell'evento (salvo in casi particolari, come già anticipato, si potranno avere a disposizione due manche), la cui valutazione espressa in termini di punteggio determinerà la classifica finale.

    • Per quanto riguarda la durata della prestazione, essa si può definire con una media intorno ad 1 minuto e 30 secondi (anche in questo caso influisce sul tempo complessivo la scelta della personale linea di discesa).

    • Le velocità raggiunte sono influenzate dal tratto di pendio che si sta affrontando e possono anche superare i 100 km/h nei casi più estremi, ne sono un esempio i 138 km/h a cui è arrivato il freerider Mickael Bimboes durante la tappa dell'Xtreme Verbier del 2019.

Frequenza cardiaca:

    • La frequenza cardiaca in tale disciplina, intesa come la sola discesa da un pendio innevato non modificato dall'uomo, è estremamente variabile e non comparabile a quella rilevata durante la pratica dello sci alpino in quanto l'obiettivo da perseguire non è il minor tempo possibile di arrivo al traguardo. Durante lo sci freeride, il battito cardiaco sarà differente a seconda della sezione di montagna che si sta affrontando, dell'esecuzione di un salto di roccia e delle velocità con cui si eseguono le curve, le quali possono avere una traiettoria ed un raggio del tutto soggettivo. Inoltre, esso potrà essere influenzato da fattori psicologici personali come l'ansia.

Tipologia di lavoro:

    • Aciclico: vista la totale libertà nella scelta della linea di discesa dalla montagna e la variabilità delle caratteristiche del pendio del tutto naturale, le curve eseguite avranno raggi e tempismi esecutivi sempre differenti. Essi saranno determinati dalla pendenza, dalla quantità e dalla tipologia di neve. Per gli stessi motivi anche i salti di roccia saranno ogni volta uno differente dall'altro. Dunque i gesti motori, intesi come movimenti complessi, non saranno ripetuti nel tempo in maniera identica.

Sistema energetico coinvolto:

    • Visto quanto detto nei due punti precedenti, tale disciplina è caratterizzata da intensità di lavoro variabili, in quanto si può passare da velocità elevate e salti di roccia a momenti in cui l'atleta rallenta notevolmente per gestire in maniera ottimale la linea di discesa. A tal proposito sarà un'attività ad impegno aerobico – anaerobico alternato.

Alimentazione e idratazione:


Capacità motorie:

    • Capacità condizionali:

      • Forza: la principale espressione di forza richiesta in tale disciplina è quella di tipo di veloce riferita agli arti inferiori, ovvero la capacità del sistema neuromuscolare di superare una resistenza con un'elevata velocità di contrazione.
        Per quanto riguarda la tipologia delle contrazioni muscolari, la forza eccentrica risulta essere essenziale per uno sciatore in quanto deve essere in grado di assorbire l'impatto derivante da un salto. Inoltre, subito dopo, esso deve realizzare un movimento concentrico per riportarsi in un assetto centrale (ovvero con l'asse longitudinale del corpo perpendicolare allo sci) e riprendere un controllo ottimale del mezzo. Le contrazioni isometriche sono poi fondamentali nel gestire le forze inerziali derivanti dall'esecuzione di una curva.
        Infine, la
        forza resistente è un'altra espressione fondamentale in questo sport, ovvero la capacità dell'organismo di resistere ad un carico di lavoro protratto nell'arco di tempo. L'atleta deve essere appunto in grado di reiterare più volte nel tempo espressioni di forza ad intensità sub-massimali per la durata dell'intera prestazione, circa un minuto e trenta secondi.

      • Resistenza: capacità con un ruolo determinante soprattutto nello svolgimento degli allenamenti in cui è prevista una costante alternanza tra fasi di sforzo fisico e recupero. Essa permette di eseguire più discese nell'arco della giornata senza assistere ad una diminuzione delle intensità al ripetersi di esse e di mantenere inalterata l’efficacia del gesto tecnico.

      • Velocità: il freeride richiede cambi di direzione costanti per mantenere la linea di discesa prescelta, per farlo è necessario che essi avvengano nel minor tempo possibile e che quindi i gesti motori siano eseguiti il più velocemente possibile.


    • Capacità coordinative: vista l'estrema difficoltà coordinativa che richiede tale pratica sportiva esse saranno numerose e possono essere suddivise in:

      • Generali:

        • Capacità di controllo motorio

        • Capacità di adattamento

      • Speciali:

        • Capacità di equilibrio: capacità di mantenere il corpo in condizioni di stabilità o di ristabilire continuamente tale condizione durante il movimento.

        • Capacità di anticipazione motoria

        • Capacità di reazione: capacità di reagire ad uno stimolo esterno che può essere atteso o inatteso.

        • Capacità di differenziazione: capacità di coordinare in modo fine e preciso movimenti globali o parziali, cioè la capacità di dosare e discriminare l’intervento muscolare, di gestire i vari segmenti e la sequenza spaziale e temporale con cui avviene il movimento.

        • Capacità di combinazione motoria: capacità di coordinare tra loro successione di movimenti, o movimenti di diversi segmenti corporei.

        • Capacità di destrezza

        • Capacità di orientamento: capacità di determinare e prevedere lo spostamento nello spazio e nel tempo del corpo, dei segmenti corporei o di attrezzi esterni.

        • Fantasia motoria

Abilità motorie:

Per abilità sportive fondamentali si intendono l’insieme dei movimenti, gesti e attività, la cui esecuzione in combinata permette la realizzazione di un gesto tecnico riferito ad uno specifico esercizio sportivo o attività. Le più rilevanti nella disciplina dello sci freeride sono le seguenti:

    • Scivolamento

    • Sensibilità e propriocezione: riferendosi alla gestione della presa di spigolo, ovvero l'inclinazione dello sci rispetto al terreno.

    • Movimenti di inclinazione laterale sul piano frontale: riferendosi in particolare agli assi corporei come spalle-bacino, bacino-ginocchia e ginocchia-piedi. Tale aspetto contribuisce alla presa di spigolo e al mantenimento di una buona centralità.

    • Movimenti di rotazione sul piano trasversale: di fondamentale importanza per la gestione delle inerzie rotazionali che coinvolgono lo sciatore durante l'esecuzione di una curva ad elevata velocità.

    • Movimenti in senso antero-posteriore sul piano sagittale: anch'essi rilevanti nella conservazione della centralità del proprio baricentro corporeo rispetto all'attrezzo.

    • Modulazione della forza: quella espressa dalla muscolatura di un arto inferiore sulla pianta del piede rispetto a quello controlaterale. Nello sci durante un cambio di direzione il dosaggio di forza non è uguale in entrambi gli arti inferiori: lo sci esterno, rispetto al raggio di curva, riceverà una pressione maggiore. Questa abilità permette di avere un controllo ottimale del mezzo e gestire in maniera ideale le traiettorie di discesa.

Schemi motori: gli schemi motori costituiscono le basi per i pattern motori sport specifici. Quelli più correlati alla pratica dello sci in ambiente naturale sono:

    • Camminare

    • Correre

    • Saltare

    • Atterrare

    • Rotolare

    • Strisciare

Piani di lavoro:

    • Piano frontale: su cui si verificano le inclinazioni laterali e i movimenti definiti di tipo alto-basso

    • Piano sagittale: su cui avvengono i movimenti in senso antero-posteriore

    • Piano trasversale: movimenti rotazionali

Tipologia di riscaldamento comunemente utilizzata:

    • Mobilità articolare

    • Coordinativo

    • Condizionale: esercizi di tipo globale (coordinazione intermuscolare) eseguiti sui diversi piani ed esercizi reattivi e di potenza (alta intensità e breve durata, esempio: sprint, balzi, affondi)

Principali muscoli coinvolti (classificazione ascendente):

    • Agonisti

      • Tibiale anteriore: tramite la flessione dorsale del piede permette di ridurre l'angolo della caviglia e di mantenere una centralità ottimale del baricentro rispetto allo sci.

      • Quadricipite: tramite l'estensione del ginocchio interviene al fine di mantenere la perpendicolarità dell'asse longitudinale del corpo con il pendio ed inoltre permette di imprimere forza sul centro dello sci per ottenere una sua deformazione ottimale. Nella fase successiva all'atterraggio da un salto interviene con una contrazione concentrica per aprire l'angolo del ginocchio.

      • Bicipite femorale: svolge un ruolo di primaria importanza tramite la sua contrazione eccentrica nelle fasi finali di una curva in cui l'atleta è sottoposto a notevoli forze inerziali sagittali che tendono a far arretrare il bacino. Interviene in sinergia con il quadricipite a inizio curva attraverso l'estensione dell'anca per mantenere la perpendicolarità dell'asse longitudinale. In aggiunta, permette di gestire la compressione verticale dell'impatto derivante dall'atterraggio di un salto.

      • Muscolo semimembranoso e semitendinoso: lavorano in sinergia con il muscolo bicipite femorale e tramite la rotazione interna di anca e ginocchio permettono di controllare la traiettoria di curva grazie alla gestione della presa di spigolo.

      • Muscoli adduttori: tramite l'adduzione dell'anca consentono di gestire e mantenere per tutto il raggio di curva una ottimale presa di spigolo.

      • Gluteo: tramite l'estensione dell'anca lavora in sinergia con i muscoli quadricipite e bicipite femorale al mantenimento della centralità rispetto allo sci, si oppone alla forze inerziali e interviene nella gestione dell'atterraggio derivante da un salto.

      • Muscolo retto dell'addome: attraverso la flessione in avanti del tronco impedisce ad esso di arretrare quando lo sciatore è sottoposto ad elevate forze inerziali sagittali.

      • Muscolo obliquo interno e esterno dell'addome: di rilevata importanza nelle fasi ultimali di una curva in quanto permettono, attraverso la flessione laterale della colonna vertebrale, il mantenimento dell'asse sagittale rivolto verso la punta dello sci esterno. Secondi i principi di fisica dello sci, tale aspetto consente di modulare la forza centripeta generata dalla presa di spigolo e di impedire all'atleta di cadere verso l'interno rispetto al raggio di curva.

      • Muscolo trasverso dell'addome

      • Muscolo quadrato dei lombi: flessori laterali della colonna e per questo sinergici ai muscoli obliqui dell'addome.

    • Sinergici

      • Muscoli della coscia: quadricipite, bicipite femorale, semimembranoso, semitendinoso e gluteo

      • Muscoli della regione addominale

    • Fissatori

      • Muscoli della regione addominale

      • Muscoli erettori spinali

      • Muscoli della cuffia dei rotatori e deltoide: intervengono come fissatori dell'articolazione della spalla per il mantenimento di una corretta posizione spaziale degli arti superiori.

Principali articolazioni coinvolte (classificazione ascendente o discendente):

    • Caviglia

    • Ginocchio

    • Coxo-femorale

    • Colonna vertebrale

Gesti tecnici di base:

    • Movimenti in senso antero-posteriore sul piano sagittale: l'atleta deve essere in grado di contrastare le inerzie sagittali che lo coinvolgono durante una discesa e che tendono a far arretrare il suo baricentro. Il tutto si traduce in un perdita di controllo del mezzo, una linea di discesa differente da quella pianificata durante la ricognizione visiva del pendio ed una deformazione dello sci non ottimale, in quanto il centro di espressione della forza si sposta posteriormente sulla coda. Egli, dunque, attraverso l'intervento muscolare deve provvedere a mantenere la centralità del suo baricentro e la perpendicolarità dell'asse longitudinale rispetto al piano di appoggio.

    • Movimenti in senso alto-basso (verticali) sul piano frontale: essi ricoprono un ruolo di estrema importanza nello sci freeride in quanto consentono di reagire alla compressione derivante dall'atterraggio di un salto ed inoltre, tramite un'apertura della angolo di ginocchia e anca, permettono di iniziare la curva e impostare la traiettoria desiderata anche in condizioni di neve particolarmente polverosa e abbondante. In tale situazione infatti lo sci tende a sprofondare nel manto nevoso e l'esecuzione del cambio degli spigoli può risultare difficoltosa se non vengono rispettati tali movimenti.

    • Inclinazioni laterali sul piano frontale: la loro realizzazione, prendendo in considerazione i singoli assi corporei esposti nella sezione “abilità motorie”, sarà quella che determinerà la presa di spigolo e che consentirà una gestione delle inerzie rotazionali (forza centrifuga e centripeta) che colpiscono lo sciatore durante la traiettoria di curva. Viste le elevate velocità spesso raggiunte in tale disciplina esse saranno notevoli e, se non correttamente gestite, potranno portare alla perdita totale del controllo dello sci fino alla caduta.

    • Movimenti di rotazione sul piano trasversale: nella pratica dello sci, la rotazione del tronco in senso opposto alla direzione di curva, quindi differente rispetto a quella degli arti inferiori, collabora insieme alle inclinazioni laterali alla gestione delle inerzie rotazionali e consente una buona distribuzione del carico sullo sci esterno. In aggiunta, tali movimenti sono rilevanti nell'esecuzione delle evoluzioni aeree eseguite durante i salti come ad esempio quelle denominate “360” (rotazione completa del corpo intorno all'asse longitudinale) o “720” (doppia rotazione completa del corpo intorno all'asse longitudinale) .

    • Movimenti di rotazione intorno all'asse trasversale: essi, nella fase di volo di un salto, consentono la realizzazione di alcune delle evoluzioni aeree di maggiore difficoltà e più rilevanti in termini positivi di punteggio finale. Alcuni esempi sono il “front-flip ed il “back-flip”.

    • Distribuzione del carico: il carico appresenta la somma delle forze che agiscono sullo sciatore e si distribuiscono sugli sci attraverso la coordinazione dell'apparato muscolo-scheletrico. L'atleta deve essere dunque in grado di distribuirlo in maniera funzionale per realizzare la traiettoria di curva desiderata.

    • Mantenimento della centralità: è la condizione che si verifica quando la risultante delle forze che si considerano applicate al baricentro dello sciatore cade entro il perimetro della base d’appoggio degli scarponi. Insieme alla distribuzione del carico è l'aspetto che contribuisce maggiormente al controllo dello sci e all'esecuzione della linea di discesa desiderata.

    • Indipendenza di gambe: intervento asimmetrico degli arti inferiori attraverso l’utilizzo di azioni motorie che permettono di adattarsi alle asperità e al dislivello del terreno adeguando l’equilibrio e/o la centralità a condizioni variabili.

    • Cambio di direzione: si tratta della variazione della traiettoria degli sci ed è determinato dal cambio degli spigoli, ovvero il passaggio dagli spigoli interni della curva precedente agli spigoli interni della curva successiva.

    • Angolazione: insieme dei movimenti dei vari assi corporei che determina la presa di spigolo e la modifica punto per punto.

    • Curve in conduzione: il termine identifica traiettorie di curva eseguite con il minor sbandamento laterale e quindi ottenute sfruttando solamente la lamina dello sci e la sua inclinazione (senza ricorrere alla rotazione dell'attrezzo per ottenere un aggiustamento del raggio di virata). Tale tipologia di curva è quella maggiormente premiata dai giudici ed è valutata all'interno del criterio della tecnica.

    • Posizione Monkey: posizione che permette allo sciatore di mantenere un buon equilibrio nella preparazione, nel volo, nell'atterraggio e nelle evoluzioni di un salto. Essa è caratterizzata da: gambe piegate, busto raccolto e inclinato in avanti, bacino basso e braccia lungo il corpo.

    • Ollie: manovra che permette di saltare sfruttando l'elasticità degli sci e, se ben eseguita, consente di avere il pieno controllo e bilanciamento durante la fase aerea del salto. È uno dei "fondamentali" del freestyle e del freeride.

    • Trick aerei: evoluzioni aeree eseguite nella fase di volo di un salto, ne esistono varie tipologie con vari gradi di difficoltà, ognuna delle quali avrà un diverso impatto nella valutazione finale di un salto.

    • Fakie o switch: termine usato nel freestyle e nel freeride per indicare l'andatura all'indietro, con le spalle rivolte nel senso di avanzamento. Essa viene valutata di maggior difficoltà esecutiva rispetto all'andatura “regular”.

Aspetti usuranti:

    • Carico costante ed elevato: lo sciatore durante la discesa è sottoposto ad elevate forze che vanno a colpire varie articolazioni, sottoponendole ad uno stress continuo. Ad esempio nell'atterraggio da un salto la colonna vertebrale è soggetta ad elevata compressione, la quale è accentuata dalla velocità e dall'altezza di esso.

    • Lesioni da over-use: conseguenti alla pratica costante della disciplina.

    • Movimenti di torsione: l'atleta viene ripetutamente esposto a forze rotazionali e di taglio non fisiologiche che possono usurare i centri articolari.

    • Collisioni: riferendosi all'impatto con rocce o alberi.

    • Traumi: derivanti dalla caduta, possono essere di tipo diretto (esempio trauma cranico) oppure indiretto (esempio frattura della clavicola conseguente alla caduta su di un braccio)

    • Materiale impiegato: l'arto inferiore è collegato allo sci tramite un attacco meccanico il cui meccanismo di sgancio non sempre funziona nel modo e con i tempismi corretti.

Infortuni più frequenti (distretto anatomico):

    • Lesioni a livello del ginocchio: articolazione più coinvolta negli infortuni. La caviglia è fisiologicamente bloccata dallo scarpone e per tale motivo la maggior parte delle forze rotazionali e di taglio che colpiscono l'arto inferiore si scaricano a livello del ginocchio. Le lesioni legamentose sono quelle più frequenti, in particolare quella del legamento crociato anteriore quando il ginocchio è sottoposto ad elevato carico in valgismo e tibia in rotazione esterna.

    • Fratture ossee di tibia e perone

    • Frattura del piatto tibiale: nel momento dell'atterraggio da un salto si verifica un'elevata compressione del condilo femorale sul piatto tibiale.

    • Fratture della clavicola

    • Trauma cranico e commozione cerebrale

    • Lesione al legamento collaterale ulnare del pollice: infortunio identificato come “pollice dello sciatore” e derivante da una caduta in cui il laccio del bastoncino non si sfila dal polso.

    • Lesioni alla colonna vertebrale: la zona lombare è quella più frequentemente colpita.

    • Low Back Pain: conseguente al carico elevato e accentuato che deve continuamente sopportare la colonna vertebrale durante le discese.

Test specifici:

    • Test di stabilità posturale unilaterale e bilaterale: eseguito su pedane computerizzate apposite come ad esempio l'MFT Balance Disc.

    • Valutazione della potenza degli arti inferiori: effettuata tramite il CMJ (salto con contro movimento). In questo test viene valutata l'altezza raggiunta nel salto eseguendo prima di esso una flessione del ginocchio. È concesso usare l'oscillazione verso l'alto della braccia ma il ginocchio, dopo il momento dello stacco, deve rimanere in completa estensione per tutta la fase di volo.

    • Valutazione della forza reattiva degli arti inferiori: il drop jump (DJ) è una procedura comune per determinare la forza reattiva che riflette la capacità di un atleta di sviluppare una quantità massima di forza nel minor tempo possibile. Questo si verifica tipicamente nei movimenti in cui una rapida contrazione muscolare eccentrica precede un movimento muscolare concentrico. Alla partenza i soggetti si trovano sopra una piattaforma rialzata (esempio 40 cm dal suolo), dopodiché essi devono lasciarsi cadere su una pedana computerizzata e cercare di eseguire un salto verso l'alto (il più possibile), minimizzando al massimo il tempo di contatto. Il software collegato alla pedana di atterraggio rileva il tempo di volo (quindi l'altezza del salto), la potenza e il tempo di reazione.

Bibliografia:

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